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Cosa visitare

Le ville di Frascati

Ville e giardini di Frascati raggiunsero il loro massimo splendore intorno al secondo decennio del XVII secolo.
Al viaggiatore che proveniva da Roma, esse dovevano apparire come un complesso unitario e organico fin dal 1620, data cui risale la veduta incisa dal Greuter che reca il titolo: "E' fatta celebre la città di Frascati dalla vaghezza delle sue ville suburbane".
La vicinanza di Frascati a Roma faceva sì che a distanza di secoli si ripetesse per il suo territorio un uso analogo a quello che se ne era fatto in età romana, quando il colle del Tuscolo era stato prescelto come sede preferita di ville e giardini da parte dei più potenti ed illustri cittadini romani, tra i quali Catone, Lucullo e Cicerone. La fondazione della Villa si colloca all'inizio di quel processo di trasformazione che avrebbe fatto di un territorio agricolo, quale era il Tuscolo alla fine del '500, una straordinaria sede di rappresentanza; e coincide con gli anni in cui il pontefice Gregorio XIII, trascorrendovi sempre più frequenti soggiorni, e conducendovi, al suo seguito, i più fidati collaboratori e gli ospiti più insigni, cominciava ad imporre un nuovo segno alla destinazione dell'area di Frascati.
Il pendio del Tuscolo, come si presentava allora, cosparso di imponenti rovine di antiche ville romane, offriva un clima adatto a chi cercasse una pausa di raccoglimento fra le gravi responsabilità che la politica della Controriforma imponeva alle gerarchie della Chiesa.

Villa Tuscolana

Villa Tuscolana, sita più in alto sulle pendici del Tuscolo di tutte le altre ville di Frascati , fu edificata sul luogo dove si ritiene
sorgesse la villa di Cicerone, di cui restano molti reperti nel parco. La villa fu costruita nel 1578 da monsignor Alessandro Rufini,
vescovo di Melfi. Poiché questi era già proprietario di Villa Rufina (oggi Falconieri), la seconda residenza fu chiamata Rufinella.
Alla morte del Rufini, la villa ebbe molti altri proprietari, ad iniziare dal cardinale Guido Ferrero, nipote di Carlo Borromeo e parente
di papa Pio IV, che ristrutturò il vecchio edificio o forse lo ricostruì del tutto, dandogli il nome di Villa Ferreria.
Ferrero donò poi la villa al cardinale Francesco Sforza, dal quale passò nel 1587 al nipote Mario Santi di Santafiori, che in quello stesso anno la vendette al cardinale Giovanni Vincenzo Gonzaga.
La proprietà della villa passò ulteriormente di mano, finché nel 1604 venne acquistata dalla Camera Apostolica. L’allora Pontefice,
Clemente VIII, la donò al nipote, il cardinale Pietro Aldobrandini (lo stesso che costruì la vicina e celebre Villa Aldobrandini a
Frascati). La sequenza dei proprietari della villa prosegue con i marchesi Sacchetti, che la possedettero dal 1639 al 1740, anno in cui la vendettero ai Gesuiti del Collegio Romano, che ne fecero una residenza estiva per l’ordine.
I gesuiti fecero trasformare il palazzo da Luigi Vanvitelli, uno dei maggiori architetti neoclassici del tempo, che gli diede l'attuale forma a "T". Durante i lavori emersero i resti dell'antica villa romana ritenuta di Cicerone, il suo amato "Tusculanum", da cui l'attuale e relativamente recente nome di Villa Tuscolana.
La villa ritornò poi alla Camera Apostolica, che nel 1804 la vendette a Luciano Bonaparte, il quale si era trasferito a Roma in seguito a
dissidi privati con il fratello Napoleone. Luciano, che tenne la villa solo pochissimi anni, si interessò subito del parco circostante,
aprendo nuovi viali, piantandovi lecci, olivi e cipressi e creando il "Monte Parnaso": una gradinata di siepi di bosso riproducenti i
nomi dei poeti più illustri e sulla cui sommità spiccano i busti di Omero, Virgilio e Tasso.
Nel 1820 la proprietà venne acquistata da Maria Anna di Savoia, duchessa di Chablais, alla cui morte passò alla regina Maria Cristina,
moglie di Carlo Felice, Re di Sardegna, poi a Carlo Felice stesso, quindi a sua nipote Maria Cristina di Borbone (moglie di Ferdinando
II, Re delle Due Sicilie) ed infine a Vittorio Emanuele II, Re d'Italia. Nel 1872 la villa passò alla famiglia Aldobrandini Lancellotti,
che ne arricchì il parco con viali che unirono la Rufinella all'altra loro proprietà frascatana, cioè Villa Aldobrandini.
La villa, danneggiata dal bombardamento del 1943, fu acquistata negli anni Sessanta dai Padri Salesiani che, per poterne effettuare il
restauro, la trasformarono in albergo di lusso.



Villa Aldobrandini

Villa Aldobrandini conosciuta anche come Villa Belvedere, è una delle più importanti ville di Frascati. Sorge su un'altura panoramicissima che sovrasta l'ingresso alla cittadina, ed ha una storia plurisecolare, divisa tra importanti famiglie e Papato. Fu costruita su ordine del Cardinale Pietro Aldobrandini, nipote del Papa Clemente VIII su di un edificio preesistente del 1550 appartenuto a Monsignor Alessandro Rufini.
I lavori di costruzione della villa durarono dal 1598 al 1602, diretti dall'architetto Giacomo della Porta e completati intorno al 1621 dagli architetti Carlo Maderno e Giovanni Fontana. Di notevole pregio il Teatro delle Acque di Carlo Maderno e Orazio Olivieri.
All'interno della villa ci sono affreschi di artisti barocchi e manieristi come i fratelli Zuccari, il Cavalier d'Arpino ed il Domenichino. Sull'ingresso della villa nella piazza principale di Frascati, il monumentale ingresso dell'architetto C.F. Bizzaccheri del XVIII secolo.
Di particolare interesse la "
Sala del Parnaso".

Villa Falconieri

Villa Falconieri, nota anche con il suo nome originale, "La Rufina", fu la prima delle ville tuscolane, l’unica ad avere la facciata d’ingresso rivolta verso monte piuttosto che verso la campagna romana. Fu costruita sul sito di un'antica villa romana tra il 1540 ed il 1549 da Alessandro Rufini, vescovo di Melfi, per volere di papa Paolo III Farnese (1534-49), che voleva così incoraggiare i nobili e prelati romani a costruire le loro residenze estive a Frascati. Il papa, che era stato vescovo di Frascati, si adoperò infatti molto per accrescere l'importanza della città, ampliandola e modernizzandola, e soggiornò spesso alla Rufina. Un paio di decenni più tardi, la famiglia Rufini, oppressa dai debiti, fu costretta a vendere la villa a Francesco Cenci. Villa Rufina cambiò di mano più volte, finché venne acquistata nel 1623 da Orazio Falconieri. I Falconieri, antica famiglia fiorentina che si era da poco stanziata a Roma, possedette la villa – che da allora fu chiamata col loro nome – fino alla metà dell'Ottocento.
L'edificio originario venne trasformato ed ampliato dal figlio di Orazio, Paolo Francesco Falconieri, su progetto del Borromini.
Il palazzo rifatto è costituito da un corpo centrale affiancato da due lunghe ali laterali lunghe. La splendida facciata borrominiana è caratterizzata da un motivo ad arcate che le conferisce una grande eleganza e leggerezza.
L'interno fu interamente affrescato tra la fine del '600 (Carlo Maratta, Ciro Ferri) e la prima metà del '700 (Pier Leone Ghezzi).
A Carlo Maratta, importantissimo esponente del Barocco romano, è dovuta in particolare "La nascita di Venere" dipinta sul soffitto del salone d'ingresso. Si susseguono poi quattro sale con le volte decorate da allegorie mitologiche delle stagioni, tutte opera certa del Ferri tranne che per l'Estate, forse dipinta da Niccolò Berrettoni, allievo del Maratta.
Assolutamente indimenticabile è la "
Sala della Primavera": al centro del soffitto il "Trionfo di Flora" del Ferri, e sulle pareti (infissi compresi) gli affreschi di Giovanni Francesco Grimaldi (allievo dei Carracci) raffigurano un giardino con statue, colonne, vasi e erme, uccelli in volo e festoni di fiori portate da amorini, immersi nella fitta vegetazione che domina la decorazione. L'illusione di trovarsi in un vero giardino viene accentuata da una graziosa fontana marmorea posta al centro della sala.
La maggior parte della decorazione pittorica del palazzo fu però eseguita da Pier Leone Ghezzi e la sua bottega (molti affreschi sono andati purtroppo perduti). Veri capolavori sono gli affreschi parietali della Sala dell'inverno, che il Ghezzi eseguì nel 1727, ritraendo in maniera vivace e spiritosa, a grandezza naturale, i membri della famiglia Falconieri che passeggiano e conversano con amici e servitori lungo balaustre e colonnati in trompe l'oeil che sembrano aprirsi sulla campagna.
Dello stesso periodo è la sistemazione del bellissimo giardino all'italiana e del parco con la peschiera, una grande vasca rettangolare circondata da cipressi.
Quando il casato del Falconieri si estinse nel 1865, la villa andò in eredità al conte Carpegna, il quale nel 1883 la vendette, ormai in pessime condizioni, alla principessa Elisabetta Aldobrandini Lancellotti, che nel 1897 la donò ai Padri Trappisti dell'abbazia di San Paolo alle Tre Fontane. Pochi anni dopo, la villa fu venduta al barone berlinese Ernesto Mendelssohn Bartholdy, il quale la donò a Guglielmo II, imperatore di Germania, che la fece restaurare per farne un'accademia di belle arti. In questo periodo felice, la villa era frequentata da illustri personaggi e noti artisti tedeschi. Nel 1918 lo Stato Italiano la confiscò in risarcimento di danni di guerra, destinandola a diversi ministeri nel corso degli anni. Occupata dal comando militare tedesco durante la II guerra mondiale, Villa Falconieri fu gravemente danneggiata nel 1943 dal bombardamento alleato di Frascati. Nel 1959, dopo un restauro durato quasi quindici anni, la villa diventò ed è tuttora la
sede del Centro Europeo per l'Educazione.

Villa Lancellotti

La villa fu costruita intorno al 1585 da Bonanni (di cui porta ancora il nome in una carta del 1671) per gli Oratoriani di San Filippo Neri, poi venduta nel 1590 al cardinale Alfonso Visconti. Una ventina d'anni dopo passò al duca Mario Mattei, poi al duca Ferdinando Gonzaga; nel 1617 fu acquistata dal nobile pisano Roberto Primi, la cui unica figlia ed erede sposò Silvio Piccolomini.
L'edificio originario venne modificato nel 1764 da Pietro Piccolomini, il cui nome e la data compaiono sulla lapide marmorea posta sopra il portale d'ingresso, nella facciata posteriore della villa. Sopra il portale, al primo piano, si apre una grande loggia a tre archi che dà sul giardino e sul magnifico panorama del colle del Tuscolo. Posto dietro al palazzo, il giardino all'italiana è chiuso al fondo da un teatro d'acqua, abbellito con statue di divinità e filosofi. Questo giardino risale certamente a prima del 1620, ma alcuni studiosi lo datano addirittura al tempo dei Bonanni, ritenendo che questo sia il primo teatro d'acqua autonomo costruito in una villa tuscolana.
I Piccolomini detennero la villa fino al 1840, quando la vendettero al segretario della delegazione reale di Baviera.
Nel 1866 la proprietà fu acquistata da Elisabetta Aldobrandini, moglie del principe Filippo Lancellotti. Appena entrati in possesso della villa, i Lancellotti vi fecero apportare delle modifiche, fra cui una nuova decorazione pittorica delle sale del palazzo. Particolarmente bella è quella del salone del piano nobile, recentemente restaurata: un loggiato in trompe-l'oeil, a colonne tortili e balaustre, oltre le quali sono raffigurati splendidi paesaggi. Sono molto interessanti anche le pitture sulla fascia sotto il soffitto in un'altra sala: vi sono raffigurate le vedute dei quattro possedimenti dei Lancellotti: questa villa di Frascati, il palazzo di Roma, la villa di Portici e il castello di Lauro.



Villa Parisi

Villa Parisi-Borghese è una villa del comune di Monte Porzio Catone.
La villa fu costruita nella sua prima parte centrale, tra il 1604 ed il 1605, da Mons. Ferdinando Taverna, milanese, governatore e magistrato di Roma sotto il pontefice Papa Clemente VIII. Divenuto cardinale il Taverna vendette la villa nel 1614 al cardinale Scipione Borghese nipote del Papa Paolo V. La "
Villa Taverna" confina con Villa Mondragone e Villa Vecchia. Il cardinale Borghese affidò all'architetto Girolamo Rainaldi la ristrutturazione della villa, cui vengono aggiunti due parti laterali ed il ninfeo nonché il portale delle armi. Nel 1729 nuovi lavori sono iniziati da Camillo Borghese con decorazioni interne e arcate sulla facciata. In seguito Marcantonio Borghese aggiunge nuove decorazioni pittoriche.Nel 1896 la Villa fu venduta a Saverio Parisi, la cui famiglia ne è ancora proprietaria.
Per molti anni abitò in questa villa Paolina Bonaparte moglie del principe Camillo Filippo Ludovico Borghese (1775-1832).
Sulle pareti del salone centrale e della Loggia opere a tempera su muro dei fratelli Valeriani realizzate nel 1735/1736, mentre nella Galleria delle Statue, nella Stanza dell'Eremitorio e nella Galleria con Pergolato si trovano affreschi di Ignazio Heldmann il Bavarese. Nella Stanza delle Colonne decorazioni di Taddeo Kuntze.



Villa Sciarra

Villa Sciarra, denominazione dovuta all’ultimo proprietario che nel 1919 divenne la famiglia Sciarra. Voluta da Mons. Ottaviano Vestri, l’edificio risale al 1570 con la denominazione Villa Bel Poggio.
Passò poi al Duca di Ceri, e successivamente ai principi Pallavicini, fino alla sua completa distruzione durante gli eventi della Seconda
Guerra Mondiale.
Da notare il portale d’ingresso attribuito all’arch. Nicola Salvi, l’architetto della Fontana di Trevi.
Resta il parco-giardino con ruderi classici di età romana e la terrazza panoramica.
Attualmente la Villa ricostruita ed il Parco sono adibiti a scuola pubblica.



Villa Mondragone

Situata nel territorio del comune di Monte Porzio Catone, posta su di una collina a 416 mt sul mare a circa 20 km a sud-est di Roma vicino all'antica città di Tusculum.
I lavori di costruzione che comprendono l'ampliamento della preesistente Villa Vecchia prendono il via nel 1567 per volere del cardinale Marco Sittico Altemps, che commissionò il progetto a Martino Longhi il vecchio, su delle strutture di una antica villa romana appartenuta ai consoli Quintili. I lavori termineranno nel 1573, subito dopo si insidierà il cardinale Ugo Boncompagni poi divenuto papa Gregorio. Il Papa Gregorio XIII usò la villa regolarmente come residenza, qui nel 1582 promulgò la bolla papale "Inter gravissimas" che diede avvio alla riforma del calendario oggi in uso, il Calendario Gregoriano, dal nome del papa Gregorio. Questo papa aveva come stemma araldico un drago, da cui prese il nome la villa, Mondragone.
Villa Mondragone ebbe il suo massimo splendore durante l'epoca della famiglia Borghese, con il Cardinale Scipione Borghese ed il Papa Pio V.
Altri papi furono ospiti di questa villa come Clemente VIII e Paolo V.
Dal 1626 il Papa Urbano VIII decise di lasciare Villa Mondragone in favore della residenza papale di Castel Gandolfo.
Nel 1858 la scrittrice George Sand fu ospite della villa, trovandovi una speciale ambientazione che riportò nel suo romanzo La Daniella.
Nel 1866 la villa venne acquistata dai Gesuiti, divenendo la sede estera del collegio Ghislieri e successivamente si inaugurò il Collegio di Mondragone, un convitto per i figli delle classi sociali più elevate.
Nel 1912 W.M. Voynich acquistò qui dai Gesuiti il famoso Manoscritto Voynich.
Durante la seconda guerra mondiale il collegio fu trasformato in rifugio per sfollati e nel 1953 il Collegio dei Gesuiti fu chiuso.
Nel 1981 la Villa fu venduta dai Gesuiti alla
Università degli studi di Roma "Tor Vergata".


Villa Muti

L'origine della villa risale al 1579 e venne fondata da monsignor Cerasoli, canonico di Santa Maria Maggiore in Roma. Nel 1595 subentrò come proprietario monsignor Pompeo Arrigoni, uditore della Sacra Rota, che un anno dopo divenne cardinale.
Alla morte dell'Arrigoni la villa venne divisa tra monsignor Diomede Varesi e monsignor Ciriaco Rocci, i quali si divisero materialmente la villa con la tenuta nel 1629. La parte del Varesi andrà alla famiglia Amedei, mentre quella del Rocci alla famiglia Muti. Nel 1802 monsignor Angelo Cesarini, proprietario di una porzione della villa, vi riceve papa Pio VII, il re di Sardegna Carlo Emanuele IV e il cardinale vescovo di Frascati Duca di York. In seguito l'intera tenuta torna unita sotto la proprietà del marchese Achille Muti-Bussi.
Nella villa sono da ammirare alcuni affreschi del Seicento, oltre al grande e curato parco. All'interno affreschi dei maggiori artisti del Barocco: Giovanni Lanfranco , Pietro da Cortona , Ludovico Cigoli e di Domenico Passignano.
La villa ha un elegante giardino all’inglese con effetti scenografici caratterizzati da sculture fantastiche tipiche del Manierismo romano; Il giardino è strutturato su vari livelli di stratificazione storica risalente al 1850.



Palazzo Vescovile

Il Palazzo Vescovile dovette coincidere con l'antica rocca, nucleo primitivo intorno al quale si sviluppò il centro abitato di Frascati. La costruzione viene iniziata sotto il pontificato di Pio II Piccolomini (1458-64) e fortificata, alla fine del sec. XV, dal cardinale Guglielmo d'Estouteville, cui si deve anche l’edificazione di una cappella interna riccamente decorata. La struttura si presenta a pianta rettangolare con due torri quadrate sulla facciata che guarda su Piazza Paolo III ed una circolare sulla facciata opposta. All’interno del palazzo un piccolo cortile centrale, delimitato su un lato da un porticato sorretto da pilastri ottagonali. La sala superiore venne riccamente decorata a tempera dal pittore polacco Taddeo Kuntze. Il palazzo fu dimora dei Governanti di Frascati e di diversi papi. Attualmente è sede definitiva dei Vescovi tuscolani e intitolata Palazzo Duca di York.

Villa Torlonia

Villa Torlonia, di cui oggi rimane solo il parco ed il teatro d'acqua, fu edificata a partire dalla "vignetta" in cui, nel 1563, il finissimo poeta, traduttore e letterato Annibal Caro, segretario di Alessandro e Ranuccio Farnese, si ritirò per dedicarsi completamente alla traduzione dell'Eneide (che portò a termine prima di morire tre anni dopo).
Il fondo venne acquistato una decina d'anni dopo dal cardinale Tolomeo Galli, che ampliò la villetta del Caro, che fu poi trasformata in un sontuoso edificio dal cardinale Scipione Borghese, che l'acquistò nel 1607.
Il cardinale incaricò tre noti architetti dell’epoca, Carlo Maderno, Flaminio Ponzio e Giovanni Fontana, di occuparsi anche della realizzazione di nuove fontane nel giardino e dell'acquedotto necessario alla loro alimentazione. Videro così la luce il grandioso teatro d'acqua a monte della villa, la peschiera al di sopra delle cascate e la fontana "del candeliere", collocata nel piazzale belvedere.
Nel 1614 Scipione decise di vendere questa villa a Giovan Angelo Altemps per potersi comprare Villa Taverna, confinante con Villa Mondragone (che aveva acquistato proprio dagli Altemps, insieme a tutti i loro possedimenti tuscolani, l'anno precedente). Nel 1621 la tenuta viene acquistata da Ludovico Ludovisi, appena diventato papa Gregorio XV. In quegli anni la villa, ora chiamata Ludovisia, conobbe un periodo di grandiose trasformazioni che interessano sia la struttura dell’edificio che i terreni circostanti. Carlo Maderno, ormai ultrasessantenne, terminò il teatro d'acqua ed il relativo ninfeo. Nel 1680, dopo un paio di passaggi di proprietà, la villa diventò dei Conti, che la conservarono fino alla prima metà dell'Ottocento; fu poi acquistata nel 1841 dai Torlonia.
Il palazzo, raso al suolo dal bombardamento di Frascati l'8 settembre 1943, è stato sostituito da un edificio moderno, tuttora sovrastato dal giardino seicentesco, diventato parco pubblico cittadino nel 1954. Vi si accede risalendo scalinate monumentali in cima alle quali di dipartono più viali alberati che conducono alle varie parti del giardino, ricchissimo di motivi architettonici e di piante. Di spettacolare bellezza il gioco delle acque, che, partendo da una grande peschiera posta a quota più alta, si rincorrono scendendo in vasche degradanti, accompagnate lateralmente da movimentate scalee, e confluiscono con un alto getto nell'ampio bacino posto di fronte al ninfeo. Tutto intorno, regna superba una fitta vegetazione raccolta in folti boschetti nei terrazzamenti
superiori e in giardini all'italiana con aiuole a disegni geometrici nei terrazzamenti inferiori.


Villa Sora

Villa Sora è una delle Ville Pontificie del comune di Frascati, ex proprietà dei duchi di Sora ed oggi Istituto Scolastico Salesiano.
La villa originaria è stata di proprietà della famiglia Moroni.
Nel 1582 ha ospitato Papa Gregorio XIII e il cardinale Carlo Borromeo; per tale evento venne denominata Villa del Papa.
Nel maggio del 1600 la villa viene ceduta da Bartolomeo Moroni a Giacomo Boncompagni, figlio di Gregorio XIII, e marchese di Sora dal 1579. L'evento è testimoniato da documentazione conservata nell'Archivio di Stato di Roma. É da questo evento che la villa assume la denominazione ancora attuale.
Giacomo Boncompagni è ricordato come mecenate e protettore di artisti, fra i quali si ricorda Pier Luigi da Palestrina
La villa resta di proprietà della famiglia Boncompagni fino al 1896, quando viene ceduta dal duca Rodolfo a tale Tommaso Saulini che pochi anni dopo la rivende ai Salesiani.
La struttura originaria della villa, costruita nella seconda metà del XVI secolo, si può desumere dalle incisioni di Greuter, 1620 e di Kircher, 1961. Secondo queste la villa era composta da un palazzo con cortile centrale, una torre belvedere verso nord, con vista su Roma ed una più piccola, verso est.
Il nome dell'autore dell'opera originaria è ignoto e d'altra parte della struttura originaria si è salvato ben poco dal bombardamento del 1944; rimangono la facciata e parti interne che sono state recuperate attraverso opere di restauro. Fra queste il salone centrale e una piccola cappella comunicante.
Il salone, denominato Sala Zuccari, è arricchito da affreschi sulle pareti e decorazioni del soffitto erroneamente attribuite nella tradizione a Federico Zuccari, pittore del XVI secolo, ma in realtà opera del Cavalier d'Arpino.
Sempre all'interno del territorio della Villa è stato eretto un piccolo monumento-altare in memoria dei caduti nei bombardamenti della seconda guerra mondiale e in ricordo dell'opera della comunità salesiana che offrì riparo a centinaia di "frascatani".


Villa Grazioli

Ubicata nel territorio comunale di Grottaferrata, venne costruita nel 1580 dal cardinal Antonio Carafa su un terreno di proprietà dei PP. Maroniti. Nel 1591 la proprietà della villa andà al cardinal Ottavio Acquaviva, marchese di Atri, il quale essendo stato nominato Arcivescovo di Napoli concede la villa in uso a papa Paolo V e ai suoi parenti.
Nel 1612 la villa passa al cardinal Scipione Borghese, che però la cede al cardinal Taverna in cambio di Villa Mondragone a Frascati; il Taverna a sua volta la vendette al principe Michele Peretti il 21 luglio 1614, nipote di papa Sisto V.
La villa passa dunque ai Savelli, i quali nel 1683 la cedono al duca Livio Odescalchi, che cura il consolidamento della struttura tra il 1696 e il 1698, il tutto sotto la direzione dell'architetto Giovanni Battista Fontana.
Nel 1833 la proprietà passa al Collegio di Propaganda Fide che la vende nel 1870 al duca Pio Grazioli, che fa compiere grandi restauri anche nel parco.
Sono importanti gli affreschi seicenteschi e settecenteschi che adornano buona parte delle stanze della villa, attribuiti a vari pittori noti come Agostino Ciampelli, e la grande galleria monumentale.
La Villa venne fatta costruire dal cardinale Antonio Carafa. All'ideale del godimento dei piaceri terreni offerti dalla campagna, così diffuso in epoca rinascimentale, si sostituiva quello di salute dello spirito, recupero del rapporto con Dio e liberazione dalle pressioni di un'attività lavorativa molto intensa In quegli anni era in atto la riforma religiosa, sancita dal Concilio di Trento: rinnovamento morale, dedizione e pietà rappresentano i canoni fondamentali della Chiesa e i valori da impartire alla società.
Alla morte del Carafa, avvenuta nel 1591, la sua villa passa in proprietà di Ottavio Acquaviva d'Aragona, suo parente.
La decorazione di gran parte dei soffitti e delle volte al piano nobile, è da mettere sicuramente in relazione con le committenze del cardinale Acquaviva, il cui stemma appare in tutti questi ambienti, talvolta ricoperto, ma quasi sempre leggibile, dallo stemma dei proprietari successivi. Questo ciclo di affreschi che arricchisce la villa tra il 1603 e il 1607, è un compendio fra i più affascinanti della tematica decorativa delle ville di Frascati.



Villa Vecchia

Villa Angelina – Tuscolana - Vecchia
è una delle dodici Ville Tuscolane realizzate dalla nobiltà papale nel XVI secolo in agro di Frascati, si trova lungo la strada che collega Frascati a Monte Porzio Catone, ha una lunga storia legata alle vicissitudini dei suoi proprietari che inizia all’incirca nel 1558 con la costruzione di un edificio di modeste proporzioni da parte del Cardinale Giovanni Ricci di Montepulciano del titolo di San Vitale, che ebbe il desiderio di possedere un luogo dove riposare o fare una vacanza ma anche di avere un’impresa agricola produttiva, il tutto nei pressi della villa Rufina di Frascati del Papa Paolo III.
Nel 1561 il Cardinale Ricci deve allontanarsi da Roma per importanti incarichi così vendette la villa ed i terreni l’8 giugno del 1562 al Cardinale Ranuccio Farnese che porta a compimento la costruzione iniziata dal Cardinale Ricci e denominandola Villa Angelina, dal suo titolo cardinalizio di Sant’Angelo.
Alla morte del Cardinale Ranuccio Farnese gli eredi vendono la villa Angelina ed i terreni nel 1567 al Cardinale Marco Sittico Altemps.
Nel 1568 iniziano i lavori di ristrutturazione della villa con l’intervento degli architetti Giacomo Barozzi da Vignola e Martino Longhi il vecchio, ed il Cardinale Altemps ribattezza la villa come Villa Tuscolana. Tra i pittori che verranno ingaggiati per decorare le pareti ed i soffitti della villa vi fu certamente Cornelio de Witte, ma con la distruzione della villa durante gli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale, sono andati perduti.
Viene realizzata all’interno della villa anche una cappella dedicata a S. Gregorio in onore del pontefice che la inaugurerà il 18 maggio 1573 che concede indulgenze con un Breve.
Nel 1571 il Cardinale Marco Sitico Altemps fa costruire anche delle abitazioni per gli addetti ai lavori agricoli su dei ruderi di una villa romana, alcune sostruzioni di questa villa oggi sono denominate Barco Borghese. Nel giardino della villa vengono alla luce tratti di strada romana basolata.
Nel XX secolo la denominazione della villa diviene Villa Vecchia e proprietari i Padri Gesuiti che provvedono anche alla ricostruzione dell’edificio su un progetto architettonico che, anche se non ha più le caratteristiche esatte di quello precedente è un accostamento tra il vecchio disegno e le nuove più moderne esigenze.
Poco dopo la ricostruzione la villa viene ceduta ad un istituto di suore che poi vendono la villa ad un proprietario privato che trasforma l’edificio in un albergo.


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