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Storia

Le origini di Valmontone non sono molto chiare: sembrerebbe essere stata fondata da Glauco, figlio di Minosse, e chiamata Labicum dal nome dello scudo che si utilizzava in battaglia, o Toleria.
In seguito divenne colonia degli Albani e molto spesso fu in guerra contro Roma, che all'epoca si stava cominciando ad espandere.
Secondo alcune testimonianze, la presenza della città di Labicum nell'antico territorio valmontonese sarebbe avvalorata dall'esistenza di ruderi, visibili fino al XVIII secolo.

In ogni caso, la presenza di insediamenti in epoca romana è certa, dal momento che sono stati rinvenuti numerosi reperti: si va dalle tavole di marmo con iscrizioni in latino ad un paio di sarcofagi di epoca imperiale. Inoltre, durante i lavori per il TAV sono riemersi una piccola stazione termale, una villa rustica, un villaggio di carbonai e delle fornaci per la cottura di laterizi e vasellame.
In particolare, le terme con annessa stazione di posta si troverebbero sul tragitto dell'antica via Labicana, nel punto che sulle antiche mappe era denominato
Ad Bivium: in zona sono visitabili le rovine della chiesa di Sant'Ilario e le catacombe paleocristiane.

Labicum fu distrutta verso la fine dell'Impero Romano, sicché venne ricostruita sull'attuale sito come un castrum, una cittadella fortificata, nominato certe volte come Castrum Lateranensis, in quanto probabilmente patrimonio della Chiesa: già nel VIII secolo probabilmente dei Benedettini avevano fondato il convento di Colle Sant'Angelo.

Il nome "Vallis Montonis" apparve per la prima volta in un documento del 1139, con il significato di "valle sovrastata da un monte" o, secondo altri, "valle sovrastata dal Montone", cioè la piccola altura su cui sorge il centro storico, circondata dalla valle dove si snoda la Casilina o quella retrostante del Prato della Madonna.

Nel 1208 Innocenzo III della famiglia dei Conti acquistò la terra di Valmontone e la affidò in gestione al fratello Riccardo conte di Sora.
In questo fiorente periodo Valmontone fu meta ricercata da importanti personaggi come
re Carlo VIII di Francia, Urbano VI ed altri pontefici. Successivamente (prima metà del '500) alleanze sbagliate portarono Valmontone in disgrazia, venendo saccheggiata dalle armate di
papa Paolo IV prima, e dalle truppe di Marcantonio Colonna poi.

Nel 1527 il paese fu saccheggiato dai lanzichenecchi:

in uno di questi assalti, Valmontone fu messa a ferro e fuoco, e gli archivi bruciarono, provocando il "buio" riguardante la storia antica del paese.

Dal 1634 Valmontone è compresa nelle proprietà del principe e futuro cardinale Camillo Pamphilj.
Il principe voleva realizzare una sorta di utopica città ideale, la
Città Pamphilia, e promosse la costruzione di svariate opere architettoniche.
Lo zio paterno, il papa Innocenzo X, visitò la cittadina nel 1662, e soggiornò nel Palazzo Doria.
Nel XVIII secolo, i Pamphilj rischiavano di estinguersi, così, con un matrimonio ad hoc, la famiglia si fuse con i Doria-Landi, diventando Doria-Landi-Pamphilj.

Nel 1843 il pontefice Gregorio XVI, durante il viaggio epistolare per visitare Anagni, visitò la Collegiata ed insignì Valmontone con il titolo di "Città".
Durante la seconda guerra mondiale Valmontone subì ingenti danni.
Nel 1944, gli Alleati, sbarcati ad Anzio, pianificarono l'Operazione Shingle con l'obiettivo di riprendere il controllo su Roma.
Valmontone, trovandosi sulla strada per la capitale, era una tappa molto importante, secondo l'altro piano militare, l'Operazione Diadema, nel Maggio-Giugno 1944.
Quindi gli Alleati attaccarono ripetutamente la città con cannonate e bombardamenti aerei a tappeto, con lo scopo di scacciare i Nazisti asserragliati al suo interno. Valmontone fu colpita pesantemente: l'80% dei suoi edifici furono rasi al suolo, i restanti erano notevolmente danneggiati e pericolanti.
Per i danni subiti e per il valore dimostrato alla fine della Seconda guerra mondiale la città fu insignita della "Medaglia d'argento al Valor Militare".





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