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Cosa visitare

Palazzo Doria-Pamphilj
Si tratta del palazzo baronale: in origine fu un castello fortificato, almeno fino alla breve parentesi dei Barberini, che iniziarono a rinnovare e ampliare la fortezza.
Quando il principe Camillo Pamphilj ottenne il feudo di Valmontone, volle creare una sorta di città ideale, la cosiddetta
Città Panfilia, che comprendesse non solo il palazzo, ma anche la vicina chiesa e altri edifici, come stalle, magazzini, abitazioni.
Per questa ragione richiamò a Valmontone una grande varietà di artisti. Il massiccio e squadrato edificio, secondo il piano del principe, è diviso in 365 stanze, le più importanti delle quali si trovano al Piano Nobile, cioè il primo: qui si possono ancora ammirare, dopo lunghi restauri, alcuni importanti affreschi, tematicamente divisi: le quattro stanze degli Elementi, i quattro dedicati ai Continenti (le Americhe, Europa, Asia e Africa), la stupenda Sala del Principe, decorata a Trompe-l'œil e due cappelle private.
Gli affreschi sono stati realizzati tutti tra il 1657 e il 1661 da artisti quali Pier Francesco Mola, Gaspard Dughet, Guglielmo Cortese, Francesco Cozza e Mattia Preti.

ww.palazzodoriavalmontone.it

Museo Archeologico di Valmontone
Il Museo è situato in una parte del prestigioso Palazzo Doria-Pamphilij.
Il piano terra ospita un allestimento riguardante il territorio del paese, mentre il piano superiore offre un'introduzione ai diversi siti archeologici presenti intorno Valmontone e argomenti ad essi correlati, attraverso i reperti, plastici e altri media.
Vi sono ricostruiti ad esempio il villaggio dei carbonai rinvenuto a Colle Carbone, l'insediamento di Colle dei Lepri, la Mansio (casa coloniale romana), le terme romane e le fornaci di Colle Pelliccione.
Il reperto più importante e anche il simbolo del museo è senza dubbio un pettorale dorato, appartenuto probabilmente ad una fanciulla.

La Collegiata

La Chiesa di Santa Maria dell'Assunta fu costruita sull'omonimo tempio gotico del XII secolo, sotto Camillo Pamphilj nell'ambito del rinnovamento del paese, nel XVII secolo (i lavori cominciarono intorno al 1683).
I resti della precedente struttura, ormai troppo piccola per il paese in fase di crescita, sono stati rinvenuti nei sotterranei di Palazzo Doria, mentre tratti di vecchi muri sono incastonati nelle pareti del cortile retrostante la chiesa attuale.
Fu progettata dall'architetto Mattia de Rossi, fidato allievo del Bernini, con cui si occupò della costruzione di Chiesa di Santa Maria in Montesanto, a Roma: De Rossi si rifece proprio a questa chiesa per il disegno della pianta del nuovo edificio, mentre per l'esterno e la facciata, si ispirò all'opera del "rivale" del maestro, ovvero a Sant'Agnese in Agone a Piazza del Popolo, realizzata da Borromini.
Quindi si tratta di una chiesa a pianta ellittica, con quattro cappelle simmetriche rispetto all'asse centrale che dà sull'altare: in esse sono conservati alcuni dipinti barocchi, compresa la pala d'altare, un'Assunzione del Gramiccia. Internamente alla chiesa si possono vedere un paio di reperti risalenti alla precedente struttura gotica, come il vecchio fonte battesimale all'ingresso di destra, e una striscia di mosaico su uno scalino.
Esternamente la chiesa si presenta con un pronao concavo decorato da quattro colonne a capitello ionico, compreso tra i due campanili gemelli. L'elegante cupola non è circolare, ma ellittica, per seguire la pianta dell'edificio.
Oltre a Sant'Agnese e a Santa Maria in Montesacro, la Collegiata di Valmontone è spesso messa in relazione anche alla Collegiata di Santa Maria Assunta ad Ariccia, altra opera del Bernini.

Fontana del Colle

Questa fontana fu eretta in stile barocco, come parte del progetto di espansione urbana di Camillo Pamphilj.
Formata da un piedistallo che sostiene quattro vasche circolari, una per angolo, decorate con teste di leone.
Sul piedistallo si erge poi una colonna sul cui capitello troneggia una statua in bronzo del Labicano, il guerriero romano simbolo di Valmontone dal XIX secolo.
La fontana fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, eccezion fatta per una delle vasche e il piedistallo: il monumento fu restaurato e ricostruito 1968.
La colonna attuale, di epoca imperiale, è un regalo della città di Roma.

Sant'Antonio

Questa piccola chiesa scampò miracolosamenteai bombardamenti dell'ultimo conflitto, ed è praticamente l'unico edificio di epoca medievale presente a Valmontone.
Il suo vero nome è
Santa Maria delle Grazie e fu eretta nel IX secolo in stile romanico: la costruzione è stata eretta con blocchi di tufo, arricchita da due piccole finestre cieche, una delle quali decorata da un piccolo archetto.
L'interno è decorato con stucchi barocchi, una Madonna con il Figlio, e un Sant'Antonio Abate, entrambi anonimi.

Colle Sant'Angelo

Su questa collina si trovano il cimitero di Valmontone e il Convento Sant'Angelo, costruiti, sembrerebbe, secondo alcune fonti storiche, sul sito di un antico tempio pagano, forse dedicato a Mercurio.
Eretto nel VIII secolo da monaci dell'Ordine Benedettino, resistette fino alla guerra, quando fu praticamente polverizzato: fu ricostruito subito, in quanto simbolo molto importante nella vita dei valmontonesi.
Tuttavia si possono ancora vedere alcuni preziosi resti del vecchio monastero nel chiostro, dove è visibile una Via Crucis, parte originale del 1607-08, e nel refettorio: inoltre due campane, una del 1523, l'altra del 1744, sono in mostra nel chiostro.

Santuario della Madonna del Gonfalone

Chiesa costruita nel 1508, su pianta gotica, al di fuori della cerchia muraria, in una località chiamata Prato della Madonna (o Pratone). In origine il santuario aveva 15 altari.
Distrutto nell'ultimo conflitto, fu ricostruito negli anni '50 e l'unica parte originale è l'elegante portale timpanato in stile rinascimentale.
Internamente sono degni di nota la zona absidale, salvatasi dalla distruzione, con l'altare maggiore, e un affresco del (1514) della Vergine che allatta Gesù.

Santo Stefano

La piccola chiesa, dalle linee semplici, si ritiene fosse stata costruita nel 1624 in seguito alla distruzione, nel 1557, di un'ancora più antica chiesa sita nei pressi di Porta Romana.
Ampliata dal principe Pamphilj nel 1733, fu in seguito restaurata altre volte, fino al 1914 ad opera di Monsignor Oreste Giorgi: ovviamente ci sono stati i restauri post-bellici.
La chiesa presenta tre altari, quello maggiore dedicato a Santo Stefano, quello a destra alla Madonna di Loreto e quello a sinistra a Santa Anatolia; attualmente Santo Stefano è una chiesa di rito ortodosso ad uso della comunità romena di Valmontone.

Porte delle mura

Prima della guerra a Valmontone erano presenti almeno tre porte murarie, ma una di esse, Porta Romana, in stile rinascimentale, fu completamente rasa al suolo e di lei rimane solo il toponimo della via.
Le altre due sono
Porta Napoletana e Porta Nuova: la prima era una massiccia porta medievale fortificata, con due solidi torrioni merlati sui lati, parzialmente visibili ancora oggi. L'altra fu eretta all'inizio della Via Nuova per volere di Camillo Pamphilj, in stile barocco, come porta per la strada che conduceva alla piazza sulla cima della collina, sul fianco di Palazzo Doria: di questa rimane solo parte della struttura e uno dei cardini.

S. Ilario "ad Bivium" presso Valmontone

La catacomba si trova in una località rurale (denominata "S. Ilario"), situata al XXX miglio della antica via Latina, non lontana dagli attuali centri di Colleferro e Valmontone.
Il cimitero è costituito da un buon numero di gallerie e cubicoli che hanno restituito materiali epigrafici e ceramici (oggi all'Antiquarium Comunale di Colleferro); di fronte alla catacomba si estende un importante cimitero all'aperto cielo, delimitato da un recinto, che conserva numerose sepolture in muratura o scavate nella roccia (IV-VI secolo); su quest'area funeraria sorse, alla fine dell'VIII secolo, un piccola chiesa (quella, appunto, di S. Ilario), che costituisce uno degli esempi più conservati di edifici di culto altomedievali del Lazio.


Per la visita rivolgersi al Gruppo Archeologico Toleriense
Via dell'Artigianato, 9 – 00034 Colleferro (RM)
Tel. e Fax 06 9781169
Responsabile: Sig. Angelo Luttazzi

L'Albero di Totò

Totò, alias Antonio de Curtis (Napoli, 15 febbraio 1898 – Roma, 15 aprile 1967), soggiornò diversi mesi a Valmontone: si racconta che nel luglio del '43 (l'anno di uscita dei suoi film: "Totò nella fossa dei leoni" e "Due cuori tra le belve"), passeggiando per l'attuale Via XXV Aprile, raddrizzò un alberello spezzato dai bombardamenti che stavano devastando la città.
L'albero esiste tutt'oggi, è chiamato l'Albero di Totò e sotto di esso è stato eretto, nel 2002, un
busto bronzeo commemorativo al celebre "principe della risata".

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