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Storia

Il colle su cui sorge l'odierno abitato di Monte Compatri viene identificato con l'antica Labicum al centro di un sistema insediativo formato anche dal Labicum Quintanense, colonia di Alba Longa.
Nel XVIII secolo lo storico Francesco Antonio Vitale aveva invece localizzato l'antica Labicum sul Monte Salomone, sempre nel territorio comunale di Monte Compatri.
Può ritenersi che il nome dell'insediamento di
mons compatrum derivi da compitum, ossia punto d'incontro presso questo luogo delle vie provenienti dalla Labicana e dalla Latina.
Sulle rovine dell'antica Labicanum, rimaste in stato di abbandono per secoli, si formò una comunità composta dalle popolazioni provenienti dalla vicina Tuscolo, scampate alla distruzione della città avvenuta nel 1191 ad opera dei Romani.
Il primo documento storico di Monte Compatri risale al dono che il conte tuscolano Agapito fece ad una delle sue figlie che sposò
Oddone Frangipane intorno al 1100 d.C. Monte Compatri era un villaggio di contadini, raccolto intorno ad una rustica casa padronale.
Sulle rovine dell'antica Labicanum, rimaste in stato di abbandono per secoli, si formò una comunità composta dalle popolazioni provenienti dalla vicina Tuscolo, scampate alla distruzione della città avvenuta nel 1191 ad opera dei Romani.


Nei secoli XIII e XIV il borgo entrò a far parte dei domini degli Annibaldi, potenti Signori di Molara.
Secondo fonti storiche infatti, nel 1226 il cardinale Riccardo Annibaldi, signore di Monte Compatri, accompagnò Carlo D'Angiò nella guerra contro Manfredi e, in una Bolla del 1301 il Castello di Monte Compatri risulta tra i feudi della famiglia Annibaldi.
Si narra che il Senatore Annibaldo Annibaldi ospitasse a Monte Compatri alcuni compagni di San Francesco, e, forse, anche lo stesso Santo nel 1222 si recò qui per la serenità della sua natura, il verde dei boschi e dil silenzio della sua solitudine.
Verso il 1250 dal convento francescano uscì un umile fraticello monticiano. Si chiamava Pietro.
Fu in Ispagna fervente missionario, piissimo religioso,amante della povera gente.
In dieci anni di apostolato,logorò la sua esistenza terrena tra preghiere, lavoro e penitenza. Alla sua morte i fedeli di Oviedo vollero custodito il suo corpo in un’urna che si conserva ancora in quel convento francescano. Lo chiamarono figlio di Dio e Padre dei poveri. La famiglia francescana lo venera come Beato Pietro da Monte Compatri.

Dopo una fugace signoria del Tribuno Cola di Rienzo, l'insediamento passa sotto il controllo di Giordano Colonna a cui viene ceduto dalla Camera Apostolica con atto del 1423.
Dopo la morte di Papa Martino V (1431) il castello viene recuperato dalla Santa Sede per essere assegnato dal Pontefice Sisto IV al Monastero di Santo Spirito in Sassia (1482).
Nel 1484 torna ai Colonna che da questo momento lo controllano, pur nelle alterne vicende che di volta in volta li vedono coinvolti nelle lotte fra famiglie baronali e Papato, per quasi un secolo, quando il Cardinale Marco Altemps acquista l'insediamento.
In questo periodo il paese subisce uno sviluppo delle sue strutture edilizie ed economiche, destinato a subire un ulteriore incremento a partire dal 1613, quando i beni dell'Altemps vengono acquistati dal Cardinale Scipione Borghese.
La Signoria dei Borghese infatti, ha lasciato notevoli tracce nelle strutture del centro abitato e del suo territorio. L'insediamento resta sotto il loro controllo in modo continuativo fino a quando, nel periodo napoleonico, entra a far parte del Dipartimento del Tevere.

Scipione Borghese ricostruì il palazzo baronale, oggi sede del Comune, e trasformò la torre dell'antico palazzo medievale nel campanile del duomo dedicato a S.Maria Assunta. La facciata è attribuita all'architetto Carlo Rainaldi.
In seguito il provvedimento amministrativo del 1874 conferisce a Monte Compatri la costituzione in Comune.

   

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