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Cosa visitare

Basilica di San Barnaba

La basilica collegiata di San Barnaba Apostolo è il principale luogo di culto cattolico della città di Marino.
La basilica, costruita per devozione della famiglia Colonna, è una delle chiese più vaste della diocesi, nonché una delle più importanti: fu sede della venerabile arciconfraternita del Gonfalone di Marino, fondata attorno al 1271 da Bonaventura da Bagnoregio; inoltre il capitolo di San Barnaba era il più importante della diocesi insieme a quello della collegiata di Santa Maria Assunta in Ariccia, come fu stabilito nei sinodi diocesani del 1668 e del 1687.
La facciata della basilica fu realizzata tra il 1652 ed il 1653, oltre dieci anni dopo l'inizio della fabbrica: a causa di questo ritardo nella costruzione il capo d'arte venne destituito dall'incarico e rimpiazzato, il 28 agosto 1651, da un tale Giacomo Alto fu Giovanni Battista, di Asti. Il prospetto è scandito orizzontalmente in una parte inferiore ed in una superiore, mentre verticalmente si presenta tripartito da sei lesene giganti di ordine corinzio.
Sulla facciata si aprono tre porte. Sopra alle due porte laterali si trovano due nicchie sormontate da cornici triangolari occupate da due statue in peperino dipinto alte circa due metri: a sinistra è raffigurato san Barnaba apostolo, santo patrono della città, recante in mano la palma del martirio, mentre a destra c'è santa Lucia da Siracusa, santa compatrona della città, che tiene in mano anch'essa una palma del martirio oltre ad un piattino contenente gli occhi che le sono stati cavati durante il martirio.
Sopra le nicchie, accanto alle volute della parte superiore della facciata, sono collocate altre due statue in peperino dipinto, della stessa altezza delle altre due sopra descritte, raffiguranti due angeli.
Nel timpano è collocato lo stemma del cardinale Girolamo Colonna, ovvero una colonna, simbolo araldico della famiglia Colonna, sormontata da un galero cardinalizio. Sopra al frontone, oltre ad una croce in ferro, sono poste sei fiaccole di peperino.
L'interno della basilica, tanto ampio e disadorno quanto ben proporzionato, è stato progettato da Antonio Del Grande, architetto di fiducia della famiglia Colonna, che lavorò anche alla parrocchiale di Santa Maria Assunta a Rocca di Papa ed al Palazzo Colonna di Roma. I costruttori impegnati nella fabbrica furono Giovanni Maria Longhi, Vincenzo della Greca e Paolo Andreotti,con la soprintendenza ai lavori di Fabrizio Vannutelli.

Mitreo di Marino

Il Mitreo venne casualmente rinvenuto nel 1962, durante i lavori di escavazione di una grotta in una cantina ai piedi dell'abitato storico, sulle scalette che portano alla stazione ferroviaria. Sulle prime la notizia venne tenuta nascosta, ma in seguito le autorità iniziarono ad occuparsi al luogo di culto mitraico, che ora è divenuto di proprietà comunale.
L'antichissimo culto misterico dedicato al dio persiano Mithra, molto diffuso in Asia Minore, si propagò rapidamente a Roma ed in tutta l'Europa occidentale a partire dal I sec. a.C., portato dai mercanti orientali e soprattutto dai militari, che furono i seguaci più numerosi e fedeli di Mithra. Il momento di massima diffusione si ebbe tra il III ed il IV sec. d.C., quando divenne una delle religioni ufficiali dell'impero, per decadere poco dopo ed essere infine eliminato dal cristianesimo (che lo combatté ferocemente).
Anche il mitraismo era una religione salvifica. A differenza degli altri dei pre-cristiani, infatti, Mithra non riceveva sacrifici in offerta: era invece lui stesso ad immolare un toro bianco, per assicurare la fertilità della terra e la salvezza ai suoi fedeli ed a tutto il creato.
Trattandosi di una religione iniziatica e segreta, non conosciamo molti particolari del culto.Sappiamo che vi erano sette gradi di iniziazione,che le donne ne erano escluse, e che i riti si svolgevano in ambienti bui, di solito sotterranei, simili a caverne, la cui volta rappresentava il cosmo.Poiché la natura esoterica del mitraismo obbligava i fedeli ad organizzarsi in gruppi molto piccoli, il numero di mitrei era elevatissimo.
Uno dei più importanti si trova a Marino, dove fu scoperto per caso nel 1963 durante i lavori di ampliamento di una cantina ai piedi del centro storico, a pochi passi dalla stazione ferroviaria. Impiantato in una preesistente cisterna scavata nel tufo, vi si accede percorrendo una galleria lunga 29 metri e larga 3, in fondo alla quale si apre il santuario. Sulla parete di fondo si trova la pittura principale, la raffigurazione della tauroctonia. Il dio Mithra, che indossa gli abiti orientali che lo contraddistinguono – berretto frigio e calzoni – ed un mantello stellato, taglia la gola al toro bianco. Nelle due file verticali di quadretti ai lato della scena principale raffigurano episodi della vita di Mithra.
Due banconi continui, scavati nella roccia, corrono per tutta la lunghezza delle due pareti laterali e servivano agli iniziati.
Questo rarissima pittura mitraica risale alla seconda metà del II sec. d.C. ed è in ottimo stato di conservazione.

Palazzo Colonna

Palazzo Colonna è uno storico palazzo del centro di Marino,attualmente, ospita la sede municipale del Comune di Marino.
Il palazzo venne edificato tra gli anni trenta del Cinquecento e gli anni venti del Seicento per volere di vari esponenti della famiglia Colonna, sfruttando le strutture pre-esistenti di una fortificazione probabilmente già esistente attorno all'XI secolo. Il progetto originario era stato affidato all'architetto Antonio da Sangallo il Giovane, ma l'aspetto attuale dell'edificio -rimasto incompiuto su due fronti- è dovuto agli interventi successivi di altri progettisti, tra cui Girolamo Rainaldi.
Il palazzo rimase proprietà personale della famiglia Colonna fino al 1916, quando venne ceduto in enfiteusi perpetua al Comune di Marino che vi installò la sede municipale. Durante la seconda guerra mondiale, il palazzo venne quasi completamente distrutto dal bombardamento aereo anglo-americano del 2 febbraio 1944, e ricostruito entro il 1958.

Il dipinto

Solo tre sono in Italia i mitrei dove la scena del mistero è dipinta: uno è il Mitreo Barberini a Roma, un altro il mitreo di Santa Maria Capua Vetere e il terzo è quello di Marino.
Particolarità del Mitreo di Marino, che lo distingue rispetto agli altri due esempi, è la tecnica esecutiva del dipinto realizzato ad encausto (o incausto) direttamente sull'intonaco signino della cisterna.
Al centro del dipinto, risalente al II secolo d.C., si trova Mitra, vestito all'orientale, con berretto frigio, tunica e calzoni rossi; indossa anche un mantello blu volteggiante puntinato di stelle.
Guarda verso il Sole che lo illumina; dall'altra parte c'è la Luna. Sotto al Sole e alla luna ci sono due dadofori, portatori di torce, uno con la torcia alzata (Cautes, il giorno), l'altro con la torcia abbassata (Cautopates, la notte). Mitra sta sgozzando il toro bianco, mentre un cane e un serpente bevono il sangue del toro e uno scorpione morde i testicoli del toro. Dalla coda della vittima escono
alcune spighe di grano, simbolo della rinascita della Terra. Ai lati della scena principale ci sono otto riquadri con le principali imprese della vita di Mitra.

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