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Storia

Lariano deve il suo nome dai ruderi del castello che era situato sul Monte Artemisio, in seguito conosciuto come Maschio di Lariano.
Si presume che nell'anno 328 a.C. il castello, detto anche dell'
Algido, assumesse il nome di Ariano.
In seguito, fondendosi l'articolo con il nome, si arrivò a Lariano.
Nel Carmen Seculare il poeta Orazio afferma che sul Monte Algidus in tempi remoti vi fosse un tempio dedicato alla Dea Diana.
Tito Livio, nella sua Storia Romana, narra che in questi luoghi, romani ed equi si affrontarono in aspri combattimenti per circa due secoli.
Per la posizione invidiabile, i patrizi romani edificarono diverse ville, come è testimoniato dai reperti conservati nei Musei Vaticani ed in quello del Comune di Velletri.
È certo che il
Maschio di Lariano per la sua posizione strategica che gli permetteva di dominare da un lato la via Appia e dall'altro la via Anagnina, oltre a diventare un luogo importante e popoloso, fu al centro delle mire espansionistiche delle famiglie più potenti.
Demetrio, figlio di Melosio, operò nel X secolo la ricostruzione del castello per dar rifugio sicuro alle persone durante l'invasione degli arabi nell'846.
Le contese per il possesso del Maschio di Lariano videro come protagonisti le potenti famiglie dei Conti del Tuscolo, degli Annibaldi, dei Savelli e soprattutto dei Colonna.
La Chiesa Romana rivendicò il diretto dominio nel Conclave che si tenne a Viterbo nel 1269, in cui la Rocca di Lariano fu definita
praetiosa.

I territori passarono sotto la completa dipendenza della Chiesa sotto Papa Alessandro III.
Il luogo era ritenuto di estrema sicurezza, tanto che nel 1200 Papa Innocenzo III vi fece rifugiare il Visconte di Campiglia, quando questi fu fatto prigioniero dai romani durante la guerra contro Viterbo.
Nel 1235 Papa Gregorio IX incluse la Rocca di Lariano tra le "Castellanie della Chiesa".
Papa
Clemente IV nominò quale castellano il cavaliere Templare Fra' Raimondo.
Alla morte di Papa Clemente, avvenuta il 29 novembre 1268 ed essendo vacante il soglio pontificio, Ricciardello Annibaldi, agendo di sorpresa si impadronì del castello di Lariano, dopo aver fatto scorrerie nel territorio circostante.

Fu allora che le milizie di Velletri, esortate dal Collegio dei Cardinali, riuniti a Viterbo, tentarono a più riprese di conquistare il Castello in nome e per conto della Chiesa.
La conquista non riuscita a Velletri, riuscì alla famiglia Colonna.
A quel tempo Lariano doveva contare un buon numero di abitanti, forse superiore a quelli di Marino e Rocca di Papa.
Alla fine del 1300 il Castello di Lariano era in possesso di
Niccolò Colonna che lo mantenne finquando l'antipapa Clemente VII non lo consegnò a Giordano Orsini.
I Colonna non si dettero per vinti e il Castello tornò a loro fino al 1412, anno in cui Teobaldo Annibaldi riuscì a riconquistarlo.

Nel 1417 il cardinale Oddone Colonna salì al soglio pontificio con il nome di Martino V e riassegnò il Castello ai suoi parenti, ma nel 1431 morì e il nuovo pontefice Papa Eugenio IV revocò tutti i privilegi che i Colonna avevano conseguito sotto Martino V.
I Colonna si rivoltarono contro le decisioni del Papa, costringendolo a fuggire in barca lungo il Tevere per rifugiarsi prima a Firenze e poi a Bologna.
Eugenio IV reagì scomunicando i Colonna.
La scomunica comportava la confisca dei beni e tra questi era incluso il Castello di Lariano con i territori ad esso annessi.
I Colonna non cedettero e scoppiò la guerra.
Gli ottomila fanti del Papa riconquistarono alla Chiesa Albano, Castel Gandolfo, Civita, Zagarolo e perfino Palestrina feudo principale dei Colonna, ma non riuscirono nella conquista del Castello di Lariano.

Il Papa inviò ben quattromila fanti ad assediare Lariano e a questi si aggiunsero altri ottocento soldati di Velletri, guidati da Paolo Annibaldi della Molara. Vi fu un attacco in massa e i difensori si attestarono con armi nella Chiesa di San Silvestro.
La lotta durò ancora qualche tempo, fino a che i Larianesi, sfiniti e senza possibilità di aiuti da altre casate capitolarono.
Il 26 ottobre 1436 dal Castello uscirono in segno di resa Nardo Di Stefano e Cola di Nardo Sindaci.
Il Castello di Lariano fu distrutto, incendiato e raso al suolo e il territorio fu donato da Eugenio IV a Velletri in riconoscenza dell'aiuto che i soldati veliterni avevano dato all'esercito del Papa.
Si è supposto che, dopo la distruzione della fortezza, la popolazione dedita alle armi accettasse di trasferirsi a Velletri con il solo scopo di continuare, il mestiere delle armi; mentre la popolazione contadina preferì restare nei luoghi dove era nata e dove per sempre era vissuta.

Il centro attuale di Lariano sorse prevalentemente come centro agricolo verso la fine del 1600 e gli inizi del 1700 con delle capanne che occupavano la zona sottostante del Maschio di Lariano.


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