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Cosa visitare

Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata
L'abbazia fu fondata nel 1004 da San Nilo da Rossano, ed in breve diventò un notevole centro culturale e di potere: istituita in commenda dal 1428 al 1824,attualmente è un'abbazia territoriale retta dall'Ordine Basiliano Italiano di Grottaferrata.
All'interno dell'imponente cerchia muraria, voluta dall'abate commendatario cardinale Giuliano della Rovere, poi papa Giulio II, si trovano il cinquecentesco palazzo dell'abate commendatario e la chiesa conventuale, di origine medioevale ma rifatta in stile barocco con l'intervento di Baldassarre Peruzzi, Taddeo e Federico Zuccari Domenichino, Luigi Capponi, Antonio da Sangallo il Giovane, e, forse, di Gian Lorenzo Bernini.


Chiesa del Sacro Cuore
La chiesa fu edificata per volontà di Maria Santovetti Tanlongo su circa 3000 metri quadrati di terreno di sua proprietà nel 1918-1928, ed affidata ai padri salesiani fino al 1963, anno dell'istituzione in parrocchia della chiesa.
Lo stile della chiesa è il neo-gotico, ed il campanile fu aggiunto solo negli anni sessanta: l'ampio interno a pianta basilicale è decorato da un mosaico nel catino absidale e da vetrate policrome, dono del marchese Alfredo Dusmet.
Presso la chiesa esistono una scuola paritaria, un campo da calcio ed un teatro.

Chiesa di San Giuseppe
Questa chiesa, sita in località Squarciarelli, fu costruita per volontà del proprietario terriero Nicola Santovetti nel 1889, per un costo di costruzione di 15.000 lire italiane.
Affidata ai monaci cisterciensi, fu tolta a questi per la scarsa volontà pastorale di alcuni monaci ed affidata attorno al 1905 ai monaci basiliani dell'abbazia criptense, che la tennero fino alla costituzione in parrocchia nel 1919.
Fu parzialmente distrutta durante la seconda guerra mondiale e ricostruita più semplicemente, ed ulteriormente modificata negli anni sessanta.
All'interno, a tre navate, si trovano una "Sacra Famiglia" di Silvestro Capparoni e la tomba di famiglia dei Santovetti.


Casa Santa Rosa
La Casa Santa Rosa delle Suore Francescane Missionarie di Maria, meglio note localmente come "Monache Francesi" (poiché l'ordine fu fondato da Hélène de Chappotin de Neuville a Nantes, in Francia, nel 1874), fu costruita nel sito di una proprietà della famiglia Santovetti tra il 1892 ed il 1914, con una sospensione dei lavori nel 1893 a causa del ritrovamento nell'area del convento di alcuni resti di età romana attribuiti ad una villa suburbana di Marco Tullio Cicerone.
La chiesa conventuale venne completata nel 1931: le suore si resero attive nella vita civile criptense quando accolsero gli sfollati del terremoto di Messina (1908) e del terremoto della Marsica (1915), ed ancora quando aprirono una casa di convalescenza per i soldati feriti durante la prima guerra mondiale (1915-1918).
Più di recente, le religiose hanno prestato servizio presso l'Ospedale Civile San Sebastiano di Frascati.

Palazzo Santovetti
Il palazzo, già esistente nel Settecento tanto che nel 1741 ospitò papa Benedetto XIV.
Fu modificato nelle forme attuali a partire dal 1872 con l'acquisto da parte di Antonio Santovetti, che affidò il progetto all'architetto Enrico Celso Donnini.
All'interno del palazzo è notevole la cappella, affrescata da Silvestro Capparoni.

Villa Cavalletti
Nel 1596 il marchese Ermete Cavalletti acquistò la tenuta dal cardinale Bartolomeo Cesi.
La villa fu costruita ed arredata nel Settecento, e nel secondo dopoguerra appartenne alla Compagnia di Gesù.
Attualmente ospita una comunità cattolica d'integrazione e la prestigiosa Accademia per la Teologia del Popolo di Dio.
Vi si trova una necropoli preistorica tra le più grandi dei Colli Albani.

Villa Rossellini-Dusmet
Meglio nota solo come villa Dusmet, fu costruita davanti a villa Arrigoni-Muti alla fine dell'Ottocento da Zeffiro Rossellini, nonno del celebre regista Roberto Rossellini, e venduta nel 1919 al marchese Alfredo Dusmet.
In seguito diventò di proprietà della famiglia Campello, e nel 1940 fu requisita dalla Regia Aeronautica come proprio quartier generale, passato ai tedeschi nel 1943 (probabilmente in collegamento con l'effimero aeroporto militare operativo in località Molara).
Negli anni cinquanta fu restituita ai Campello, che nel 1952-1953 vi ospitarono l'esule Faruq I d'Egitto, che in seguito visse ad Albano Laziale presso la villa che ospita l'attuale istituto professionale di stato Nicola Garrone.
Nel 1966 fu acquistata dalle suore pallottine.

Villa Gavotti-Gioacchini
La villa, che nel Cinquecento era un casino di campagna sito in località Campovecchio di proprietà della famiglia Laghi, fu acquistata nel 1614 dal marchese Lorenzo Gavotti, che ampliò l'edificio e sistemò la tenuta.
Nel 1798 un erede del marchese, Alessandro Gavotti, vendette la villa a Vincenzo Onelli al prezzo di 10.000 scudi pontifici.
Tuttavia l'Onelli si suicidò nel 1815, forse in conseguenza della caduta di Napoleone Bonaparte che aveva reso nullo il valore delle azioni da lui acquistate nel periodo napoleonico: i suoi discendenti mentennero la proprietà della villa solo per venderla ai Lugari-Spiga alla metà dell'Ottocento.
Questi proprietari a loro volta vendettero la villa ai Gioacchini all'inizio del Novecento, che ne sono ancora proprietari.

Villa Bracciano-Montalto-Grazioli

Villa Bracciano-Montalto-Grazioli, chiamata confidenzialmente solo villa Grazioli, venne costruita nel 1580 dal cardinale Antonio Carafa, fondadola probabilmente su alcuni resti di età romana: il cardinale Carafa ebbe tra i suoi ospiti anche papa Gregorio XIII, che consacrò la cappella privata della villa.
Nel 1591 la proprietà della villa passò in eredità al cardinale Ottavio Acquaviva d'Aragona, che nel 1606-1607 la affittò ai Borghese: fu proprio il cardinale Scipione Caffarelli-Borghese ad acquistare la villa nel 1613 per la somma di 20.000 scudi pontifici.
Tuttavia l'anno seguente il cardinale Borghese pensò bene di permutare la villa criptense con il cardinale Ferdinando Taverna in cambio della più prestigiosa villa Mondragone in territorio di Monte Porzio Catone.
Lo stesso cardinale Taverna vendette la villa al principe Michele Peretti, ed in seguito la proprietà dell'immobile e della sua tenuta passò ai Savelli e, dal 1638, agli Odescalchi, che la vendettero solo nel 1870 al duca Pio Grazioli.
Durante la seconda guerra mondiale la villa ha ospitato un comando tedesco e dopo la guerra alcune famiglie di sfollati di guerra frascatani: attualmente l'edificio, riportato all'antico splendore dopo le devastazioni belliche, ospita il Park Hotel Villa Grazioli.
Gli interni del piano nobile sono completamente affrescati con temi mitologici, storici e pastorali svolti da Agostino Ciampelli (ma alcuni hanno pensato ad Annibale Carracci o a Federico Zuccari) e da Giovanni Paolo Pannini, mentre l'ampliamento della villa compiuto tra il 1696 ed il 1698 per volere del principe Livio Odescalchi fu progettato dall'architetto Giovanni Battista Fontana.

Villa Arrigoni-Muti
Villa Arrigoni-Muti fu fatta erigere nel 1579 da monsignor Luigi Cerasoli, che la vendette nel 1595 a monsignor Pompeo Arrigoni: questi a sua volta la trasmise ai suoi eredi e nel 1692 si arrivò alla suddivisione della villa e della tenuta tra due proprietari, i monsignori Diomede Varesi e Ciriaco Rocci.
All'inizio dell'Ottocento i proprietari erano ben tre: il cardinale Angelo Cesarini, la famiglia Muti e la famiglia Amadei.
Un secolo dopo, Achille Muti Bussi riuscì a riunificare tutta la villa sotto la sua proprietà.

Villa Rasponi
Nel Settecento la proprietà della tenuta appartenne alle famiglie Scarsella e Lema, e venne acquistata da Eugenio Rasponi nel 1821: egli costruì la villa, e la vendette per 8000 scudi pontifici al principe Camillo Aldobrandini.
Durante la seconda guerra mondiale vi fu alloggiato un comando tedesco.
Gli interni della villa sono stati affrescati da Domenico Crespri detto "il Passignano", Pietro da Cortona e Ludovico Cardi detto "il Cigoli".


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