Castelli Travel


Vai ai contenuti

Storia

La città di Artena, dai numerosi scavi archeologici eseguiti sul Piano della Civita, si ritene fosse un centro abitato, di origine volsca, appartenente a quel mondo romanico-italico, costituitosi alla vigilia delle guerre puniche intorno al IV e V secolo a.C..
Elementi caratteristici di questo periodo sono le mura poligonali, che lasciano traccia dei confini entro cui sorgeva la città.
Dibattuto è il nome da attribuire ad essa: alcuni storici propendono per Ecetra, altri per Artena (centro volsci poi scomparsi dalle documentazioni storiche).
Alcuni storici identificano la città con la latina Foretum o Fortinum, da cui sarebbe derivato Monsfortinum, ovvero Montefortino, nome che il luogo ebbe durante il medioevo fino al 1873.
Di sicuro Artena fu centro romano, ben collegata grazie a vie di comunicazione come la Labicana, la Latina e l'Appia.
Ce lo dimostrano i resti archeologici sparsi nelle varie parti del territo: ruderi, vasellame, statue, cisterne, pozzi, incisioni lapidarie.
Nel medioevo Artena fu feudo arroccato sulla montagna con il nome di Montefortino. Originariamente in mano ai Conti di Tuscolo, passò ai Conti di Segni (XIII secolo) molto legati al Papato, che la tennero in mano fino al 1495, quando il re di Francia Carlo VIII assediando il castello lo espugnò e lo affido a Prospero Colonna.
Ai Colonna lo tolse Papa Adriano VI per un breve periodo, affidandolo al figlio bastardo Giovanni Borgia, ma questi, lo riebbero subito dopo l'avvento del nuovo Papa, Giulio II.
Con difficoltà direttamente dipendenti da questioni ereditarie, i Colonna tennero il paese sotto il loro dominio sorretti tendenzialmente da spirito ghibellino. Proprio per questo sentimento antipapale, Montefortino subì tre distruzioni: la prima sotto Clemente VII (1526), la seconda sotto Paolo II (1543), la terza e più violenta sotto Paolo IV (1557).
Tuttavia gli abitanti, dotati proverbialmente di una certa fierezza, trovarono ogni volta il coraggio di riedificare le proprie abitazioni.

Nel 1559 il paese ebbe una guida femminile, rappresentata da Orinzia, da Virginia, Porzia, Claudia, e Tuzia Colonna. Toccando poi in eredità a Marzio Colonna, che non era un buon amministratore, Montefortino fu venduto nel 1614-15 al Cardinale Scipione Borghese, nipote di Papa Paolo V.
Molto deve il paese a questo Cardinale, perchè sotto la sua guida il paese cambiò volto: progettò e realizzo un vero e proprio piano regolatore modificando interamente l'assetto urbano. Tra le innovazioni le più importanti sono la Piazza della Vittoria, la Porta Maggiore (Arco Borghese), la via del Borgo, la via Nuova, il Convento dei Francescani e l'osteria (l'odierno Asilo S. Marco) con stanze e sale a più piani. Inoltre completò e abbellì il palazzo iniziato dai Colonna, dopo la distruzione del 1557.
Al Cardinale successe alla guida di Montefortino Marcantonio Borghese, che si prodigò per mantenere pace e ordine.
In seguito il paese fu retto da amministratori locali, sempre per conto del casato Borghese.

Durante il periodo napoleonico, ereditò il castello Camillo Borghese, che sposò la sorella di Napoleone, Paolina ed ebbe una brillante carriera, divenendo principe francese e venendo decorato della "gran croce della Legion d'onore". Partecipò con il grado di generale a quasi tutte le campagne di Napoleone, anche a quella di Russia. Per la vita movimentata non ebbe molto tempo da dedicare a Montefortino, nonostante abbia fatto restaurare la chiesa di S. Croce.
Nel periodo risorgimentale, grazie anche al tentativo di Pio IX di introdurre istituzioni democratiche, gli animi degli abitanti si accesero di patriottismo, tanto che qualcuno, partecipò come volontario alle guerre di indipendenza.
Durante la repressione della Repubblica Romana (1849), ospite di Montefortino fu Giuseppe Garibaldi, incaricato allora di respingere la truppe napoletane che si erano spinte verso Roma.
La seconda metà dell'800 rappresentò il momento del passaggio dal Governo pontificio a quello italiano, con Roma capitale, ma nel paese cambiò poco. Di rilevante ci fu il fatto che Montefortino, come per sottolineare il passaggio dal veccchio al nuovo sistema, cambiò nome con quello di Artena (D.R. 13 febbraio 1873, n° 1272), cercando di recuperare la prestigiosa origine volsca, secondo le indicazioni di Nibby.


Torna ai contenuti | Torna al menu