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Cosa visitare

Chiesa di Santa Maria Del Pozzo

Una delle più belle e più grandi del circondario, è anch’essa del 17° secolo.
Fu costruita in sostituzione della cappella di Palazzo che venne demolita per far posto ad un ampliamento del Castello.
Dato che la cappella si chiamava della Madonna de puteo eminente, perché sorgeva vicina ad un pozzo (forse la cisterna del Castello), la denominazione rimase identica anche per la nuova chiesa, anche se la scritta sul frontone riporta Deo et Beatae Virgini in Coelum Assumptae.
Ma l’iscrizione fu posta solo all’inizio dell’Ottocento in seguito al restauro della facciata.
La chiesa, ad una navata con cappelle laterali e transetto, ospita un organo proveniente dalla chiesa dell’Ara Coeli in Roma, costruito nel 1847 e qui collocato nel 1936, e un Trittico ligneo di Antonio Aquili, detto Antoniazzo Romano: d’epoca quindi fra la seconda metà del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento.
Rappresenta il Cristo al centro, e s.Giovanni Battista e s.Giovanni Evangelista ai lati.
È di grande valore artistico, e recentemente è stato restaurato.

Il Santuario del Ss.Crocifisso

Santuario del Ss.Crocifisso, annesso al Convento che fu dei Francescani ed ora è dei Mercedari, fu costruito nel 1637 per volontà di Mario Frangipane, signore di Nemi.
In origine era la cappella del Convento, ed era dedicato alla Madonna perché vi fu portata l’icona di Versacarro.
In seguito, quando fu scolpito il Crocifisso ligneo, l’intitolazione fu fatta al Crocifisso.
La statua è opera di fra’ Vincenzo da Bassiano, autore di molti altri crocifissi.
La leggenda vuole che il frate disperasse di riuscire a fare degnamente il volto del Salvatore.
Pregò e andò a dormire, e la mattina dopo trovò il volto già scolpito, e mirabilmente.
Si gridò al miracolo. In effetti, intervento miracoloso o no, la scultura è sorprendentemente accurata in alcuni particolari (ad esempio l’interno della bocca, meticolosamente preciso, con le arcate del palato e l’ugola, risulterebbe difficilissimo da realizzare solo con scalpelli del ‘600), ed il volto del Crocifisso ha un’ espressione molto particolare che risalta quando, in occasione particolari o negli anni giubilari, il Cristo viene ‘sceso’, cioè staccato dall’altare per essere portato in processione per il paese.
La differente prospettiva dà al volto santo una diversa espressione, da un lato di sofferenza e dall’altro di sorriso, che chi ha veduto non dimentica.

Il Tempio di Diana

Il Tempio, o Santuario, di Diana era un enorme complesso; c’era una larga piattaforma artificiale di m.200 x 175 - sostenuta a valle da sostruzioni triangolari e a monte da nicchioni semicircolari in cui probabilmente c’erano statue - e un terrazzamento superiore.
All’interno della piattaforma correvano due portici di ordine dorico, uno con colonne intonacate in rosso, l’altro con colonne di peperino
grigio scuro; c’erano statue, ambienti per i sacerdoti, alloggi per i pellegrini, celle donarie, un tempio, bagni idroterapici e perfino un teatro; di tutta questa struttura sono visibili una parete di grandi nicchioni, una parte del pronao con almeno un altare votivo, e alcune colonne.
La maggior parte del tempio, che si allargava su una superficie di oltre 5.000 mq., è tuttora da riportare alla luce.
Le parti più alte - come i nicchioni, che affiorano dal suolo per diversi metri - la dicono lunga sulla maestosità che il Santuario doveva avere.
Fu abbandonato con l’avvento del Cristianesimo e in parte depredato di marmi e decorazioni; la selva pian piano lo ricoprì quasi completamente.
Gli scavi archeologici iniziarono nel 17° secolo, ad opera soprattutto di amatori e studiosi stranieri, e così per gran parte i reperti - soprattutto statue di splendida fattura - ora si trovano sparsi nei musei d’Europa. Altri ‘pezzi’ si trovano nel Museo delle Navi e nei musei romani di Villa Giulia e Nazionale delle Terme.
Alcuni sono a Palazzo Ruspoli a Nemi, ma di recente lo Stato li ha acquistati, e verranno sistemati nel museo.

Il Museo delle Navi

Posto sulla riva del lago, costruito negli anni ‘30 per proteggere i preziosi scafi appena estratti dalle acque, è una costruzione interessante già di suo, perché offre un rarissimo esempio - il primo al mondo - di struttura concepita appositamente in funzione del contenuto e condizionata da quest’ultimo nelle soluzioni architettoniche: in effetti il museo delle navi di Nemi è un doppio hangar di calcestruzzo delle dimensioni esatte per le due navi, che erano lunghe circa 70 metri.
Il progetto fu realizzato gratuitamente dall’arch. L. Morpurgo, che lo volle con grandi superfici vetrate e realizzò al di sopra del tetto una terrazza praticabile da cui si gode un panorama inedito del lago, proprio sulla sponda ma in posizione elevata.
Il museo fu inaugurato nel gennaio del 1936.
Dopo il malaugurato incendio del ’44 rimase chiuso a lungo. Recentemente è stato ristrutturato in tutta la sua bellezza dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio, ed ospita un tratto dell’antica Via Sacra, i modelli in scala 1:5 delle navi - fatti sulla base dei molti disegni tecnici eseguiti dagli ingegneri della Marina all’epoca del recupero -, pannelli illustrativi, il materiale scampato all’incendio, reperti del Tempio di Diana e, davanti all’entrata, il profilo di una delle navi, recentemente ricostruita dai maestri d’ascia dei cantieri navali di Torre del Greco.
L’iniziativa è stata voluta da un’associazione di privati, la Dianae lacus, che ha varato il progetto di ricostruire interamente la nave.
La ricostruzione sarà eseguita a dimensione reale e navigante fin dove è consentito dai dati scientifici attualmente in possesso dagli studiosi.
La Nave sarà ancorata nel lago, davanti al Museo e sarà oggetto di esperienze scientifiche, di visite guidate, ospiterà spettacoli, mostre e concerti.
Il museo è sede di mostre e conferenze.
È visitabile a pagamento tutti i giorni.
L’orario è 9.00-19.30; la domenica 9.00-13.00.
Per visite guidate a comitive, contattare il G.A.L.
(Gruppo Archeologico Latino), tel.06-9419665.


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